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      Trento, 8 aprile 2003 
        VIABILITA’ E ACCENTRAMENTO 
        Le contraddizioni di Alberto Pacher 
      di Sandro Boato 
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  “Il capoluogo rischia di soffocare”, è l’allarme del sindaco  Pacher. Finalmente se n’è accorto – si direbbe –, di fronte ad un ‘piano della  viabilità’ che si pone come obiettivo la massima fluidificazione del traffico  su gomma, e non la qualità della vita in una regione montana. Un piano cioè che  ha per soggetto l’automobile ed il Tir, a scapito di una popolazione sempre più  sovraffatta dall’automobile e dal Tir. 
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        Il sindaco di Trento dovrebbe propugnare una strategia di  contenimento del traffico su gomma e quindi il rifiuto assoluto di nuove  autostrade (e della logica di allargamento sistematico di qualsiasi strada).  Egli non si rende conto che la sua tranquilla accettazione della Valdastico fa  a pugni con il suo stesso grido di allarme per la città, poiché tale autostrada  costituirebbe un nuovo cuneo infitto su Trento e comporterebbe necessariamente  la terza corsìa dell’Autobrennero, a danno ulteriore della vivibilità urbana e  regionale. 
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  E’ inoltre ora di aprire gli occhi sulla “salvezza della  Valsugana”: il sovraccarico di traffico di questa arteria riguarda il tratto  tra Pergine (Levico) e Trento, non il restante tracciato fino a Bassano. La  Valdastico ridurrebbe in misura ridicola il traffico di quest’arteria, laddove  occorrerebbe, e dove invece potrebbe incidere la metropolitana di superfice, se  – come sostiene il presidente di Trentino-Trasporti, Vanni Ceola – si agirà  coerentemente, per il potenziamento del servizio pubblico. Il che vuol dire non  spendere per tutto, indiscriminatamente, come propone invece il piano-Grisenti  per la mobilità. 
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  C’è una seconda preoccupazione per l’accentramento su  Trento, che riguarda i servizi e la stessa viabilità. Il Piano urbanistico del  Trentino, del 1967, aveva proposto una articolazione della provincia nei  comprensori, che significava un equilibrio tra città e territorio, anche negli  spostamenti. Si può considerare in positivo, ad esempio, la scelta di  decentramento culturale verso Rovereto, anche se insufficente. Ma la mobilità  concepita dall’industria dell’auto, dal partito dei Tir, dai  cementieri-asfaltatori porta inesorabilmente all’accentramento,  all’inquinamento, all’invivibilità, al disinteresse per la salute di tutti. 
      Sandro Boato 
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